MEF O GIANO BIFRONTE?
(Divinità raffigurata con due volti poiché può guardare il futuro e il passato)
Domanda più che mai attuale in questo periodo.
Se da un lato, infatti, si fa a gara ad elogiare quanto di buono e produttivo comporti l’applicazione del lavoro da remoto in tutte le sue varianti (Smart Working, Coworking, telelavoro, etc. etc.), dall’altro non si fa altro che enunciarne le difficoltà applicative, le discrasie generate e quant’altro.
I mezzi d’informazione si sperticano, giustamente, nel promuovere sondaggi e articoli che ne amplificano i risvolti positivi anche per quanto riguarda la conciliazione vita-lavoro, l’aumento di produttività, l’impatto sulla mobilità locale e quant’altro, salvo poi rendere noti il giorno dopo sondaggi/studi nei quali saranno evidenziate le ripercussioni prodotte sull’attività lavorativa e sull’utenza, si enunceranno le ricadute anche psicologiche/sociali sugli smart worker, le diminuzione salariali e quant’altro.
In questo marasma di “pro e contro” sembra perdersi la Pubblica Amministrazione e con Lei il nostro MEF, dove oggi è un susseguirsi di “quanto siamo brave/i”, “siamo la prima Amministrazione….” e subito dopo si limano le giornate da adibire a Smart Working, si riduce il numero dei colleghi che potrebbero utilizzare tale strumento, una volta perché ci sono le ferie un’altra per incombenze seppur programmate e programmabili e quindi risolvibili.
Certo avendo una conformazione strutturale così diversificata tra Ufficio ed Ufficio, Dipartimento e Dipartimento, sede e sede, nella gestione dello Smart Woking ci sta una differenziazione interna, ma non può essere giustificato che all’interno della stessa Amministrazione ci sia chi va in una direzione permettendo il “massimo utilizzo” e chi preferisca al contrario il “minimo utilizzo”.
Una situazione del genere non fa altro che fomentare delusione se non addirittura frustrazione tra i colleghi, che vedono diversità di trattamento, non realmente giustificate, con il collega dell’ufficio accanto.
Cosa fare allora?
Innanzitutto, forse, iniziare a ragionare sulla reale diversità tra i vari Dipartimenti e le varie mansioni potrebbe aiutare a capire le problematiche esistenti, ma NON con il fine di ripudiare o “sterilizzare” lo Smart Working bensì per trovare quelle soluzioni che permettano di valorizzare uno strumento che rivoluzionerà positivamente, e in parte ha già iniziato, il nostro domani di lavoratori e di cittadini.
Noi siamo pronti, come Rappresentanti dei Lavoratori, a metterci intorno ad un tavolo con i rappresentanti dei 4 Dipartimenti per ragionare sulle varie esigenze, sui pro e contro e trovare insieme una o più soluzioni al fine, appunto, di non discriminare nessun lavoratore, valorizzando anche le diversità lavorative e rendendo fruibile al maggior numero di colleghi il lavoro da remoto.
Lo Smart Working, il Coworking, il telelavoro, e qualsiasi altro strumento similare, che potrebbe essere attivato nel futuro, altro non sono che forme di organizzazione del lavoro che, se utilizzate correttamente, permetteranno anche alla Pubblica Amministrazione di stare al passo coi tempi.
Siamo stanchi di ridurre il tutto ad un mero conteggio delle giornate lavorative a disposizione, e/o di quanti dipendenti possano rientrare tra i “beneficiari” di questa diversa tipologia lavorativa.
Gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione permettono una rivoluzione culturale/concettuale del mondo del lavoro che non possiamo farci sfuggire!
Forse serve solo un pizzico di coraggio in più e la giusta voglia di gestire il futuro per non doverlo subire, forse basta decidere dove si vuole rivolgere lo sguardo.
Roma, 03/10/2022
Il Coordinatore Nazionale
Walter Marusic