CHI HA PAURA DELLO SMARTWORKING?

 

 

Diventa sempre più frustrante parlare continuamente delle stesse cose per dire tutto e il contrario di tutto, per rilevare un passo avanti e due dietro.
Ci riferiamo all’attuazione dello smartworking che tutti osannano ed applaudono per i risultati raggiunti, per l’efficienza dimostrata, per la professionalità offerta all’utenza esterna, per aver saputo affrontare, in così poco tempo, una pandemia riorganizzando le attività lavorative ed i processi gestionali, non solo in ambito lavorativo ma forse ancor di più in quelli personali e familiari.

Ci siamo trovati, noi dipendenti e l’Amministrazione tutta, dall’oggi al domani a dimostrare in primis a noi stessi di saper affrontare uno stato emergenziale ed un nuovo futuro con spirito di abnegazione e senso dello Stato che, forse, nemmeno noi pensavamo di poter mettere in campo.
Ma alcuni “sogni”, purtroppo, hanno un brutto risveglio, per cui dalle pacche sulle spalle e dagli sguardi compiacenti stiamo passando ad un “vabbè la ricreazione è finita, tornate in classe”.
Facendo finta che due anni di emergenza sanitaria non abbiano prodotto alcunché, come se tutti quei colleghi che hanno contribuito ad ammortizzare gli effetti ed i danni creati dalla pandemia siano di fatto tornati ad essere quei fannulloni, con il quale a qualcuno piace tanto rappresentare i dipendenti pubblici Italiani.
Come sempre la realtà sta nel mezzo: nessun fenomeno ma nemmeno tutti fannulloni, bensì tanti colleghi che, se gestiti/guidati bene, sanno offrire il meglio di loro stessi.
Perché sempre lì finisce ogni considerazione, al netto di chi ha una discrasia verso il lavoro e crede che basti vincere un concorso per essersi meritato solo diritti, la maggioranza dei colleghi, se messi nelle condizioni giuste, danno e darebbero quel quid in più utile all’Amministrazione, all’utenza ed ai colleghi tutti.
E qui arriva il punto di caduta che genera il timore di gestire lo smartworking in modo tale da legare le necessità/aspirazioni di tutte le parti in campo: e chi dovrebbe gestire questo strumento…..ma vale anche per altri a disposizione?
I Dirigenti, naturalmente, alcuni dei quali preferiscono negare o limitare “tout curt” l’uso dello smartworking così come della valutazione, del conferimento delle Posizioni Organizzative o qualsiasi strumento previsto nelle norme e nei contratti. Decidere di non decidere!
Se poi i vincoli, le limitazioni, la possibilità di non dover decidere sono calati dall’alto (Norme, Accordi, Circolari ecc), allora siamo al “top”.
Tradotto: i Dirigenti (non tutti chiaramente) fanno presente al proprio Capo Dipartimento che ci sono difficoltà nello gestire lo smartworking con il proprio personale, perché “a questo si e a quello no? a Tizio 6 giorni a Caio 8?” è un problema che non voglio/posso risolvere ed allora meglio trasferirlo nelle mani del superiore gerarchico e che se la veda Lui!
Cosa può comportare un sì fatto comportamento? Che il Capo Dipartimento faccia in modo che lo smartworking sia limitato nei giorni fruibili o nelle fattispecie dei cd “fragili”, in modo da risolvere “tout curt” il problema alla fonte, togliendo le castagne dal fuoco al Dirigente di turno.
E così per l’endemica volontà di alcuni Dirigenti di decidere o di non decidere nascondendosi dietro “ordini superiori” il Santo continuerà a pagare per il Peccatore, bloccando tra l’altro gli upgrade di cui la Pubblica Amministrazione avrebbe veramente bisogno.
Nello specifico, in considerazione dei notevoli passi in avanti propri del MEF, che nessuno può negare, precursore rispetto alle altre Amministrazioni anche nella gestione del Benessere Organizzativo, spiace vedere svilito il tutto solo per il mancato “ardire” di chi pur demandato a “dirigere” un Ufficio preferisce abdicare a tale compito, penalizzando chi dimostra di valere.
Scrivemmo poco tempo fa: “Non basta il ruolo, ci vuole coraggio, altrimenti sarà sempre e solo un Bla Bla Bla”.


Roma 28/06/2022
                                                                                                                     Il Coordinatore Nazionale
                                                                                                                              Walter Marusic

One Response to “CHI HA PAURA DELLO SMARTWORKING?

  • caterina genna
    2 anni ago

    Siamo in mano a pecoroni. Gente che fa il dirigente ma non ha capacità di prendere delle decisioni. Lo smartworking funziona tantissimo. Si dovrebbe dare la possibilità di scegliere in un modo o nell’altro, Il risultato è misurabile comunque, ma nello Stato vale solo la presenza in ufficio anche se poi non si produce l’importante è timbrare il cartellino.

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