Il MEF e lo smart working!

 

Cosa c’è dietro questo termine che in italiano si può tradurre in “lavoro agile”?

Lo “smart working”, da non confondere con il telelavoro del quale può essere considerato come un’evoluzione, è un nuovo modello “culturale” con il quale approcciarsi all’organizzazione del lavoro.

Modello culturale perché sicuramente è uno strumento che va oltre alla nostra “normale” visione del mondo del lavoro in genere ed ancor di più se si pensa alla Pubblica Amministrazione.

Attualmente il nostro modello lavorativo si basa sul concetto spazio/temporale: inizio la mia attività lavorativa nel momento in cui mi siedo alla mia postazione e per il tempo risultante dalle timbrature entrata/uscita.

Da questo assioma discende tutto il nostro mondo lavorativo: diritti, doveri, retribuzione, valutazione, ecc. ecc.

Lo “smart working” si poggia su una diversa forma concettuale basata sull’utilizzo delle risorse informatiche/elettroniche di cui facciamo largo uso nel nostro vivere quotidiano: tablet, smartphone, portatili, connettività ecc. ecc.. e che fino ad ora erano utilizzate quasi esclusivamente a vantaggio delle Amministrazioni e in maniera residuale per i dipendenti.

Concetti tipo: benessere organizzativo, pari opportunità, conciliazione rapporto lavoro-famiglia e quant’altro fanno parte ormai del nostro sentire quotidiano, sentire appunto perché poi in realtà mantenendo il confine “spazio/temporale” si sono dimostrate di difficile attuazione.

Conciliare, innovare e competere, partendo dal presupposto che per raggiungere un determinato obbiettivo non debba per forza essere alla mia scrivania dalle 8 alle 14, magari posso produrre anche di più utilizzando il mio tablet e stando accanto ai miei figli o presso la biblioteca nazionale.

Proviamo ad immaginare un Dirigente che mi affida un obiettivo lasciandomi libero di raggiungerlo sia dove che come.

Questo è, in maniera molto sintetica, lo “smart working” che il MEF, contemporaneamente alla Presidenza del Consiglio (prime Amministrazioni Pubbliche) stanno per far partire in forma sperimentale per i prossimi 6 mesi.

In forma sperimentale perché, essendo appunto un cambiamento culturale più che pratico, è bene muovere i primi passi con molta cautela, ma senza paura.

In questa prima fase, come previsto dal Regolamento attuativo della Legge n. 124/2015, sarà possibile l’adesione allo “smart working”, che ricordiamo è su base volontaria, per un massimo di 200 colleghi delle sedi centrali e solo per le attività individuate con il Regolamento.

Al termine della sperimentazione si potrà avere un quadro più definito e apportare i dovuti aggiustamenti.

Non ci convince, ad esempio, il percorso obbligato “part-time > tempo pieno >smart working” che dovrebbe seguire un collega interessato a sperimentare questo strumento ma che attualmente si trovi in part-time, la non corresponsione del buono pasto, l’addebito delle spese di acquisto/manutenzione della strumentazione ed il costo di utilizzo (consumi elettrici, spese per connettività ad esempio), sono argomenti da rivedere.

Fermo restando le dovute valutazioni/correzioni da effettuare quando si avranno elementi concreti al termine della fase sperimentale, non possiamo non fare un plauso a quanto fin qui messo in cantiere dalla Nostra Amministrazione.

Non era così scontato e tantomeno facile ma sono state poggiate le basi per una attività che guarda realmente alle necessità di tanti colleghi/e che ogni giorno devono inventarsi “la qualunque” per conciliare il lavoro e le necessità familiari.

Apprezziamo per questo ancor di più il lavoro fin qui svolto in considerazione che non ci sono altre realtà all’interno della Pubblica Amministrazione, che hanno raggiunto una fase così avanzata di attuazione, alle quali fare riferimento.

Speriamo che questa volta l’intera classe Dirigente di questa Amministrazione ci stupisca dimostrando di saper essere protagonista di questo cambiamento culturale, perché troppe volte (gestione del personale, gestione dei carichi di lavoro, valutazioni, Posizioni Organizzative e tanto altro), una buona parte di Loro, ha dimostrato di essere il punto debole nei cambiamenti, di volta in volta, messi in cantiere.

 

Coordinamento MEF

Walter Marusic

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